Quaranta candeline per Dedalus. Un compleanno speciale che la cooperativa sociale festeggerà con “I giovedì della Dedalus”, un ciclo di dieci seminari tematici dal titolo “Dialoghi e movimenti, proposta per la Dedalus che sarà”. Si parte giovedì 13 maggio alle 17.30 con l’appuntamento online “Ieri, oggi, domani. Dedalus, un’utopia concreta”. Al seminario parteciperanno Enrico Pugliese, Maria Fortuna Incostante, Sergio D’Angelo e Carlo Borgomeo che dialogheranno con Elena de Filippo, Milena De Luca e Fatima Ouazri.
«Con il lavoro delle donne, degli uomini e delle persone transessuali – spiega in una nota di Dedalus – siamo riusciti a mettere insieme un’esperienza importante che in questi anni, e ancora oggi, rappresenta qualcosa di diverso da un mero luogo di servizi e interventi. Quella che abbiamo costruito insieme è una comunità di pratiche che produce pensieri e innovazione, che non si chiude ma si mette in continua discussione. Che abita il movimento per costruire aperture (quando tutto sembra chiudersi), legami (in epoca di frammentazione) e novità (mentre tutto sembra arretrare). Un luogo politico, la Dedalus, che ha coniugato il fare con il pensare e il ricercare, costruendo e tutelando occasioni di lavoro stabili per tutte e tutti noi ma anche per tante delle persone con cui tutti i giorni proviamo a lavorare. Un soggetto che interpreta il lavoro sociale nel modo più bello e difficile possibile, cioè come luogo mirato non semplicemente a far del bene, ma come spazio teso alla promozione e tutela dei diritti delle persone e delle comunità e per questo capace di lavorare non per, ma con tali soggetti».«Per raccontarci e raccontare questo cammino – continua – proponiamo dei seminari brevi, che sappiano utilizzare lessici diversi e differenti forme di comunicazione, che vedanola partecipazione di persone con cui abbiamo condiviso o condivideremo il nostro cammino. Con un piede orgoglioso nel nostro passato, ma con “lo sguardo dritto e aperto nel futuro” per muoverci negli anni a venire. Alterneremo voci e narrazioni di persone note e meno note, di operatrici e operatori ma anche di tutti coloro che in questi anni abbiamo incontrato o che abbiano voglia di dialogare e muoversi con noi in questo percorso. Non in un’ottica celebrativa, o auto-celebrativa, ma per ridefinire il senso del nostro fare oggi qui, nell’epoca dell’incertezza, caratterizzata da una crisi che ha evidenziato, addensato e allargato le criticità e le fragilità individuali e collettive sulle quali proviamo a lavorare. Vogliamo che “la bellezza e la fatica dell’ospitalità” non incontrino comunità ostili che non riescano a coglierne il senso profondo.
Abbiamo di fronte sfide importanti che andranno affrontate con ciò che oggi sappiamo fare, ma soprattutto lavorando in stretto contatto con le comunità attorno a noi. La festa, dunque, come occasione per un rafforzamento dei legami con il quartiere e con la città, il percorso di seminari per aggiornare linguaggi, strumenti e attività utili a tale scopo. Per fare delle nostre relazioni con il quartiere il luogo privilegiato del nostro fare nei prossimi anni».