Nelle ultime settimane nel territorio cittadino sono drasticamente diminuite le strisce blu destinate ai residenti, alle persone con disabilità e ai possessori di auto ibride e elettriche. Questo perché un provvedimento del Comune di Napoli ha aumentato almeno del 30% le aree di parcheggio denominate “a rotazione”, vale a dire quelle in cui non è consentito lo stallo gratuito per queste categorie.
In questo modo l’amministrazione comunale limita di fatto il (già molto ostacolato) diritto alla mobilità dei cittadini con disabilità. Non tiene in alcuna considerazione le ragioni dei residenti che, a fronte del pagamento di€ 150 all’anno, dovrebbero poter parcheggiare nelle aree indicate sulla base del luogo di residenza. Ma soprattutto tradisce un principio caro all’amministrazione: la promozione della mobilità sostenibile. Una serie di delibere di Giunta, infatti, negli ultimi anni, ha consentito il parcheggio alle auto elettriche e ibride, a fronte di un minimo contributo annuo, con il giusto intento di incentivare l’uso delle auto elettriche ed ibride per limitare il rilascio di Co2.
Questo provvedimento, insomma, penalizza fortemente le categorie più fragili, la mobilità sostenibile e la qualità della vita dei cittadini.
“Tutto questo succede in piena emergenza Covid, in un momento in cui i turisti a Napoli sono spariti e l’unico commercio che prova a resistere è quello di prossimità. Quello che l’amministrazione non spiega è quale che vantaggio ottenga la città da questa iniziativa che sembra solo una forma di assoluto disinteresse per le reali esigenze dei cittadini e uno smacco rispetto a quella mobilità sostenibile tanto cara a questa Giunta”, spiega il direttore del gruppo di imprese sociali Gesco Giacomo Smarrazzo.
Gli fa eco il presidente di FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) Campania Daniele Romano: “Già gli stalli destinati alle persone con disabilità non vengono quasi mai rispettati, perché regolarmente occupati dai parcheggiatori abusivi. Andare a ridurre ulteriormente le aree riservate alle categorie fragili va a penalizzare ancora di più la mobilità delle persone con disabilità, non andando incontro alle esigenze reali dei cittadini”.
Oltre a quelli sociali, ci sono danni anche ambientali. “Nella pagella che considera le performance delle principali città italiane su indicatori relativi a ciclabilità, mobilità elettrica, sicurezza e inquinamento atmosferico, Napoli ha avuto un voto insufficiente perché continua a non avere una visione d’insieme e a mancare una efficace strategia antismog. Pm10 fuorilegge, pochi km di piste ciclabili, bassa l’offerta di trasporto pubblico e il 4,4% dei nostri guadagni l’anno spesi per costi sociali e sanitari legati all’inquinamento”, sottolinea la presidente di Legambiente IRIDE Anna Savarese.