Per un welfare pubblico e sociale. Si può fare!

La vertenza che coinvolge i circa 300 Operatori di Gesco si trova nella sua fase più calda. La ASL, davanti al Prefetto di Napoli, ha confermato la sua intenzione di recedere anticipatamente dal contratto al prossimo 31 ottobre 2024. Si prefigura un epilogo drammatico che costringerà tante donne e uomini a lasciare il posto di lavoro che occupavano da oltre vent’anni.

Un lavoro che è servito a rafforzare, a strutturare, fin dalla loro costituzione, servizi a favore di persone con sofferenza psichica, anziani affetti da patologie della terza età (Alzheimer, demenza senile), disabili, i quali perderanno i loro punti di riferimento: un patrimonio di conoscenze ed esperienze che, espulso di punto in bianco dal sistema dei servizi socio-sanitari, lascerà un vuoto che vanifica l’efficacia stessa dei servizi.

Ma più di tutto il licenziamento di tante persone avrà un forte impatto sociale. Le cooperative non riescono, nei tempi e nelle modalità indotte dal recesso anticipato unilaterale, a trovare soluzioni alternative per ricollocare il personale interessato. Anzi, esse stesse rischiano di non sopportare l’impatto economico estremamente impegnativo derivante dall’interruzione.

Nella perdita del lavoro di questi operatori, non ci sono solo le drammatiche conseguenze sulle loro vite, sulla loro dignità, sul poter guardare al futuro con serenità, ma anche un’ulteriore tappa dello smantellamento di un welfare pubblico e universale che pensi alla salute come garanzia non solo della cura della malattia: un lavoro che affronti concretamente la cura e la presa in carico delle persone, delle fragilità e del rischio di esclusione, attraversando le contraddizioni sociali dei territori, associando percorsi di riabilitazione a quelli di inclusione e riscatto, ponendo al centro i bisogni delle persone e delle comunità locali, tessendo reti, promuovendo e curando relazioni (di cura, sociali, politiche, umane).

Una risposta fattuale a chi vorrebbe relegare nuovamente il disagio e la paura di vivere dentro le mura dei servizi, aprendo una nuova stagione di “istituzionalizzazione” (che significa reclusione) della sofferenza. Un’idea di Pubblico, di cui la Pubblica Amministrazione rappresenta la sua espressione più alta ed istituzionale, (la quale però rischia, paradossalmente, di essere piegata a logiche tipiche del mercato privato, di tutela di interessi singoli) che però contiene a pieno titolo tutte quelle esperienze, modi e sistemi di relazioni che puntano a massimizzare i bisogni delle persone, dei territori, costruire e manutenere reti e relazioni umane: per questo la lotta degli operatori Gesco deve diventare una battaglia di tutte e tutti quelli che hanno a cuore un’idea di cura interpretata non solo come contenimento e istituzionalizzazione delle marginalità.

Sono tutte ragioni che rilanciano con forza l’importanza di costruire una mobilitazione unitaria e chiedere un ribaltamento delle politiche regionali sulla sanità, sul socio sanitario, sul sociale. Chiedere con forza che al centro di tali politiche ci siano le persone e alcune parole come prossimità, prevenzione e territorio. Una mobilitazione che possa avviare un confronto serrato con la città.

È importante sostenere le iniziative di lotta che gli operatori continueranno a mettere in campo, ma è altrettanto importante allargare la mobilitazione, estendere il confronto e trovare un punto di saldatura tra questa vertenza e la possibilità di mettere al centro della politica, il welfare e il ruolo che le organizzazioni sociali e civili, possono e devono svolgere. Ma è sempre più evidente che questa vicenda si inserisce in un disegno più ampio che sta producendo disgregazione, istituzionalizzazione della sofferenza e mortificazione del protagonismo sociale. I progetti sull’autonomia differenziata, quelli che semplificano sotto il segno della sicurezza, forme sempre più evidenti di controllo sociale, la demagogia che discrimina a criminalizza le migrazioni, ne sono una espressione più evidente.

Ci troviamo davanti una battaglia necessaria, che passa per la difesa dei posti di lavoro, ma si pone un obiettivo di respiro più ampio: lavorare per garantire, incrementare, tutelare una società plurale e partecipe, in cui la presa in carico delle persone fragili resti una responsabilità collettiva e sociale. Ricominciamo a parlare alla città: per una grande assemblea cittadina della partecipazione e del protagonismo.

Per adesioni e contatti: unabattaglianecessaria@gmail.com

PROMUOVONO: Gesco Consorzio di cooperative sociali, CNCA Campania, Dedalus cooperativa sociale, Associazione Jonathan, Cooperativa Sociale Era, Psichiatria Democratica, AFASP, Consorzio Libere Imprese, La Locomotiva Cooperativa Sociale, Cooperativa Sociale Eva, Il Camper Cooperativa Sociale, Associazione FISH, Libera Campania, Cooperativa Sociale Assistance Point, Comunità di base del Cassano, Circolo Legambiente La Gru, Scuola di Pace Napoli, Ass. Dream Team Donne in Rete, GRIDAS – Gruppo Risveglio dal Sonno, Cooperativa Sociale L’uomo e il Legno, Scuola Calcio “Arci Scampia”, Cooperativa Sociale Irene95, ODV Arrevutammoce Ets.

PRIME ADESIONI: Cooperativa sociale Apeiron, Teatri Uniti, Angela Iannuzzi – docente, Vitaliano Menniti, Rete Pangea Scampia, Associazione Occhi Aperti, Ass. Casa Arcobaleno, Presidio Territoriale Libera Scampia, A.P.S. Chi rom e chi no, Spazio culturale Chiku, Ecomuseo Diffuso Scampia MOSS, Presidente e Vicepresidenti Consulta delle associazioni VIII Municipalità, Comune di Napoli, Murga Baleno Scampia, Rete Mediterraneo Antirazzista Scampia, Presidente Coordinamento Periferie Unite, Associazione AQuaS -Animazione Quartiere Scampia, Associazione Fermatevi, Associazione Tutti A Scuola, Forum Diritti e Salute.